Analisi del voto in Veneto, previsioni regionali e comunali 2010 a Venezia

Il bilancio dei ballottaggi lascia al centrodestra l’amaro in bocca, la sensazione di un’occasione sprecata. Poteva essere un 6-0, poteva significare la cacciata totale della sinistra dal Veneto, invece è stato un “deludente” 4-2, con due vittorie dietro l’angolo gettate al vento (Rovigo e comune di Padova), e due stentate che potevano essere trionfi (Belluno e Venezia). Il centrodestra può dirsi comunque soddisfatto di aver sottratto quest’ultime due, dove la sinistra governava rispettivamente da 15 e 25 anni, ma a Padova e Rovigo si doveva e si poteva
fare di più. Cerchiamo di capire cosa non ha funzionato in queste due competizioni, e
perché il centrodestra non è riuscito nell’en plein tanto agognato.

Padova Comune

Il risultato del ballottaggio delinea una città, ancora una volta, spaccata in due. Zanonato (PD) prevale col 52%, assicurandosi il quarto mandato della sua carriera, contro il 48% del rivale Marin (PDL). A parte l’astensione, che comunque alle comunali è stata più contenuta rispetto alle provinciali, molte cose non hanno funzionato. Prima di tutto un candidato completamente
sbagliato. Cinque anni fa Zanonato tornò trionfalmente, dopo la cacciata del 1999, sfruttando lo sdegno unanime dei padovani verso la giunta Destro (FI).
Negli ultimi cinque anni il centrodestra, più che fare opposizione a Zanonato,
ha dovuto cercare di smarcarsi il più possibile da quella disgraziata giunta, e poi chi candidano? Un ex assessore della Destro! Ma si può? Ma il messaggio non l’avete recepito cinque anni fa? Cosa devono fare i padovani per farvi capire che la Destro non la vogliono più vedere nemmeno in fotografia? Ovviamente Zanonato non s’è fatto pregare, e ha distribuito i volantini vincenti che
recitavano “Lombra della Destro” con la sagoma dell’ex sindaco dietro l’immagine di Marin.
Poi l’atteggiamento arrendevole, per mesi il centrodestra è andato avanti sembrando già sconfitto, senza un briciolo di convinzione, senza un minimo di grinta.
Poi, sorprendentemente si arriva al ballottaggio spalla a spalla con Zanonato, e questi si svegliano, fanno quello che non han fatto per cinque anni, viene il mondo a far campagna elettorale per Marin, tirano fuori i conti della Ruffini, ma ormai era troppo tardi. Onore a don Zano, che ancora una volta è riuscito a sopravvivere agli assalti di un centrodestra sgangherato
e alla deriva. Dopo essere sopravvissuto all’ecatombe che ha travolto la sinistra sia alle provinciali che nei piccoli comuni del Padovano, Zanonato è pronto per il grande salto nella politica nazionale. Gli auguro buona festa (e che magari, festeggiando gli vada un po di traverso lo champagne).

Rovigo Provincia

La provincia di Rovigo da 30 anni è un bastione della sinistra, e, contrariamente a tutte le previsioni, continuerà ad esserlo per i prossimi cinque anni. La candidata del PD, Tiziana Virgili, ha compiuto un’incredibile rimonta, passando dallo svantaggio di tredici punti accumulato due settimane fa, ad una vittoria insperata e sorprendente. Per il Leghista Contiero è una beffa, doppia beffa se si pensa che due settimane fa era rimasto a lungo sopra la soglia del 50%, per poi capitolare alla fine, arrivate le rossissime sezioni di Rovigo città. Ancora una volta Rovigo rimane un sogno proibito per il centrodestra, qui l’astensione (l’affluenza è calata del 30%), il mancato
accordo con l’UDC, i malumori del PDL di dover accettare un Leghista, e addirittura alcuni malumori interni allo stesso Carroccio verso Contiero, han giocato un ruolo decisivo in questa sconfitta sorprendente ed amarissima.

Regionali 2010 Veneto

Manca ancora un anno, ma possiamo già iniziare ad avventurarci nelle regionali Venete. Il Veneto è storicamente una terra ostica per le sinistre, la sinistra ha governato solo tre anni (’92-’95), e ha sempre dovuto subire sconfitte molto scottanti, con distacchi talvolta bulgari. Fino
al 1990, il Veneto stava alla DC , come l’Emilia Romagna al PCI. Era la roccaforte inespugnabile della balena bianca, il PCI a stento arrivava al 15-20%, mentre alle regionali la DC prendeva tranquillamente la maggioranza assoluta dei seggi. Forte del fatto di essere un serbatoio di voti
indispensabile per la DC, la dirigenza Veneta riuscì a fare diventare prima segretario dello scudo crociato, e poi presidente del consiglio, un uomo grigio, poco carismatico e “ambiguo” come Mariano Rumor. Dopo la caduta della DC vi furono tre anni di grande incertezza in cui si alternarono giunte sostenute anche dal PDS. Nel 1995, alla prima elezione diretta del governatore, Giancarlo Galan (FI) si impose sull’ex sindaco di Padova Ettore Bentsik (PPI),
nonostante la corsa solitaria della Lega. Bentsik ce l’avrebbe fatta se non
fosse stato danneggiato da Paolo Cacciari (PRC), fratello del sindaco di Venezia e storico leader della sinistra radicale veneta, candidatosi in solitaria. Nel 2000 per fronteggiare l’alleanza tra Lega e centrodestra, la sinistra candidò il suo esponente più noto, il sindaco di Venezia Cacciari. Per Cacciari, nonostante i sondaggi lo dessero testa a testa con Galan ed alcuni (SWG), addirittura vincente, fu una tranvata storica. Galan gli rifilò 17 punti di distacco, e finì 55 a 38! Dopo allora i rapporti tra Cacciari e la dirigenza del centrosinistra si sono fatti sempre più incandescenti, e vedremo dopo a cosa hanno portato.
Nel 2005, complice una situazione nazionale disastrosa, Galan stentò un po’ di più contro l’imprenditore pidiessino Massimo Carraro (anche a causa del successo del PNE di Giorgio Panto), ma riuscì comunque a rifilargli 8 punti di distacco (50 a 42).
La quarta vittoria consecutiva del centrodestra non sembra, al momento, in dubbio. Il dubbio riguarda se il candidato sarà ancora Giancarlo Galan, oppure il sindaco di Verona Flavio Tosi
(Lega).

Comunali a Venezia

Con il risultato delle regionali ampiamente scontato, il pendolo dell’attenzione si sposta sulla Serenissima. La città di Venezia è uno storico feudo della sinistra, già nella Prima Repubblica più
volte la sinistra era riuscita a costruire giunte senza la DC, la prima tra il 1946 ed il 1951, la seconda tra il 1975 e il 1987. Nel 1993, prima elezione diretta del sindaco, a prevalere fu il filosfo Pidiessino Massimo Cacciari, che al ballottaggio contro un candidato Leghista superò il 55% dei voti. Da allora Venezia si è spostata sempre più a sinistra, e Piazza San Marco è diventata
sempre più rossa. Nel 1997 Cacciari venne agilmente confermato con il 65% dei voti. Nel 2000, dopo che Cacciari diede le dimissioni per tentare la fallimentare scalata alla regione, il centrodestra sembrava avere qualche chances, candidando il suo esponente più forte, l’attuale ministro Renato Brunetta. Purtroppo, qualsiasi illusione svanì fin dal primo turno. Brunetta
era in testa con il 39%, ma inseguito a ruota dall’allora vice-sindaco Paolo
Costa (38%), che al secondo turno, forte dell’appoggio del candidato di Rifondazione, Gianfranco Bettin (che al primo turno aveva il 16%), prevalse facilmento con il 56% dei voti. Nel 2005 si assistette ad una corsa pazza ed incerta, e ad un ballottaggio al cardiopalmo con esito sorprendente. No, non fatevi illusioni, il centrodestra non centra nulla, a Venezia il centrodestra è
peggio della nazionale di Lippi, una mummia con bende in stato avanzato di
decomposizione. Nel 2005, il centrosinistra decise di puntare sull’ex magistrato, Felice Casson, incontrando però il veto della Margherita, che preferiva il ritorno di Massimo Cacciari. L’accordo non venne trovato, e così il centrosinistra si presentò con due aspiranti alla poltrona di primo
cittadino. Il centrodestra, conscio che un eventuale ballottaggio con Casson si
sarebbe risolto in un bagno di sangue, decise di presentare tre candidati
separati: Campa (FI-UDC), Speranzon (AN), e Mazzonetto (Lega), con la speranza
di arrivare ad un ballottaggio fratricida i due sinistri, e sostenere il meno
peggio fra i due, cioè Cacciari. Il progetto riuscì, Casson era in testa al primo turno con il 37%, seguito a lunga distanza da Cacciari 23% e Campa (FI-UDC) 21%. Al secondo turno il centrodestra si ricompattò come un solo uomo a sostenere Cacciari (senza apparentamenti, ma appoggiandolo in maniera spudorata), tanto che per il filosofo arrivò addirittura l’imprevisto
endorsement dello “sceriffo” di Treviso Gentilini! Al secondo turno, dopo un testa a testa all’ultimo voto, Cacciari torno in sella con il 50,5% dei voti, ed il centrodestra cantò, paradossalmente, vittoria. Mentre il centrosinistra gettò Casson nel dimenticatoio e riabbracciò l’amato-odiato filosofo. Ad oggi il centrodestra non ha ancora un nome spendibile, l’unico nome di spessore, cioè Brunetta non sembra disponibile a tentare di nuovo la corsa, (anche perché
è impegnato in altro). L’unica speranza è che si ripeta lo scontro interno alle sinistre, cosa non improbabile dati i continui attacchi di Cacciari allo stato maggiore del PD, ma la vittoria per il centrodestra, ad oggi, è pura utopia.
Geograficamente il centrodestra, di solito, va meglio a Murano, al Lido di Venezia e a Mestre, ma frana a Marghera, a San Marco e tutto il resto del comune. Per vincere il centrodestra dovrebbe ottenere il 70% al Lido e a Murano, prevalere a Mestre (molto nettamente) e tenere il csx intorno al 55% a Marghera e San Marco, ad oggi tutto ciò è assolutamente improbabile. Non fatevi ingannare dal successo della Zaccariotto alle provinciali, Zoggia ha infatti prevalso nettamente nel comune di Venezia, ottenendo il 55% dei voti, ed ottenendo 13 dei 16 collegi provinciali del comune di Venezia. Il risultato delle europee lascerebbe sperare qualcosa, PDL Lega e UDC insieme raggiungerebbero il 47%, ma alle comunali, si sa, la sinistra prende sempre un po’ di voti in più, e Cacciari ormai è un’istituzione, se la sinistra si compatta fin dal primo turno, temo che non ci sarà scampo per qualunque candidato del centrodestra, compreso Brunetta.

Per concludere voglio dire un grandissimo grazie ad Andrea, che ha ospitato, (e spero continuerà a farlo) i miei “sfoghi” Padovani, a tutti quelli che hanno letto e/o commentato i miei
posto in questi mesi. Anche se a Padova non è andata come speravo, sono comunque molto contento di questa collaborazione, che, almeno per me, s’è rivelata molto fruttuosa. Vi ringrazio sentitamente, pregandovi di non abbandonarci e di continuare a seguirci anche per i prossimi mesi, nonostante ora l’interesse sia, per ovvi motivi un po’ scemato.
Grazie a tutti, e soprattutto ad Andrea

Giovanni Rettore

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