Elezioni cantonali, ultimo test prima delle presidenziali

Urne aperte in Francia per il rinnovo della metà dei consiglieri cantonali. I cantoni sono essenzialmente i collegi elettorali dei consiglieri del dipartimento. Verranno quindi rinnovati metà dei seggi dei consigli generali di dipartimento. Questo test è l’ultimo test di rilevanza prima delle presidenziali. I dipartimenti, che sarebbero il corrispettivo delle nostre provincie, sono spesso visti dai francesi come il vero centro della politica locale, a differenza delle regioni che i francesi non hanno mai digerito. Anche in Francia, come in Italia, da anni si sta svolgendo un dibattito sull’utilità dei dipartimenti e sulla moltiplicazione delle poltrone locali. La commissione Attali nel 2008 aveva proposto l’eliminazione totale dei dipartimenti entro 10 anni, la successiva commissione Balladur ha però sconfessato le conclusioni della commissione Attali, avocando una riduzione del numero dei dipartimenti tramite accorpamenti, piuttosto che un’eliminazione in toto del livello intermedio. Fino agli anni ’80 i consigli generali di dipartimento avevano una funzione meramente consultiva, ed il governo del dipartimento era affidato al prefetto nominato dal governo centrale. Dagli anni ’80 ad oggi le varie riforme degli esecutivi socialisti e gollisti hanno cercato di aumentare le competenze dei consigli generali e di togliere poteri al prefetto. La legge elettorale per i collegi cantonali è un uninominale a doppio turno. Saranno ammessi al ballottaggio tutti i candidati che al primo turno supereranno il 12,5% dei voti, saranno possibili apparentamenti tra coloro che supereranno la soglia del 12,5%. A sinistra si cerca di ripetere il patto delle tre dame (1) che ha portato la gauche al successo alle ultime regionali, evitando quasi ovunque concorrenze fratricide (2) tra socialisti, verdi e comunisti. L’obiettivo dichiarato della gauche, che già controlla la maggioranza dei dipartimenti, è superare la soglia psicologica dei 60 dipartimenti su 101, ed arrivare ad aumentare anche la propria rappresentanza al senato (3). A destra invece si teme la concorrenza del Front National. La droite è stata investita in pieno dal crollo di Ben Alì, i rapporti con l’ex presidente tunisino sono costati la testa della vice-premier Michéle Alliot-Marie, una delle maggiori leader golliste, ed hanno investito anche il ministro dei beni culturali Frédéric Mitterand. Senza contare i forti malcontenti per la riforma delle pensioni ed i tagli alla spesa pubblica. Le pressioni da parte dei candidati locali per un patto di desistenza con il Front National ed evitare triangoli suicidi al ballottaggio sono altissime, ma Sarkozy ha minacciato di espellere dall’UMP chiunque osi allearsi con la formazione della Le Pen al ballottaggio. Secondo “Le Figaro” i possibili target per droite e gauche sono i seguenti
Target della droite (4)
-Val d’Oise
-Corrèze (1)
-Allier (1)
-Ain (2)
-Deux-Sèvres (2)
-Seine-et-Marne (2)
-Vaucluse (4)
-Somme (4)
-Pyrénées Orientales (5)
Target della gauche
-Jura
-Pyrénées Atlantiques
-Cote d’Or (1)
-Hautes Alpes (1)
-Aveyron (1)
-Vienne (1)
-Rhone (1)
-Charent-Maritime (2)
-Loire (3)
-Loire-et-Cher (3)
-Sarthe (3)
Particolarmente importanti le sfide nel dipartimento della Corrèze, presieduto dall’ex segretario del PS François Hollande, e nel dipartimeno della Rhone, presieduto dal ministro della giustizia Michel Mercier. Hollande ha dichiarato che, qualora perdesse la presidenza della Corrèze ritirerebbe la sua candidatura alle primarie socialiste, mentre la decadenza di Mercier dalla presidenza avrebbe un grosso effetto psicologico. Si prevede un’astensione record.
(1) dalle segretarie di socialisti, Martine Aubry, verdi, Cecile Duflot, e comunisti, Marie-George Buffet
(2) Uniche eccezioni in Bretagna (verdi da soli) e nel Limousin (comunisti da soli)
(3) Il senato francese viene nominato da regioni, dipartimenti e comuni, per farla breve. Nonostante la gauche abbia il controllo di 21 regioni su 22, della maggioranza dei dipartimenti e dei comuni maggiori la droite ha ancora una maggioranza, grazie al controllo della maggior parte dei piccoli centri comunali che risultano sovrarappresentati.
(4) Tra parentesi il numero di seggi da conquistare per far cadere la maggioranza uscente. Dove non indicato significa che l’amministrazione è un governo “di minoranza”.
Giovanni
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