GIAPPONE: Elezioni amministrative tra rivoluzioni e continuità

Cari amici e amiche di SP.com,

è con grande piacere che vi porto notizie dal Giappone, paese fin troppo citato ultimamente per la ben nota vicenda di Fukushima dopo il terribile sisma che ha colpito il fiero paese del Sol Levante.

In Giappone la vita continua e dopo qualche settimane lentamente riprende il suo ritmo normale. È cosi anche per la politica. Oggi vorrei farvi un piccolo resoconto delle recenti (10 aprile 2011) elezioni prefetturali e municipali.

CONTESTO POLITICO STORICO…

Il Giappone, paese di tradizione liberale e conservatrice, vede dal dopoguerra il dominio del partito Liberaldemocratico (LDP). Questo partito nato della fusione nel 1955 del partito liberale e di quello conservatore, un po’ come la Democrazia Cristiana in Italia, ha conosciuto un potere praticamente incontrastato (ha governato dal 1955 al 2009, con la sola eccezione del periodo 1993-1994), con una politica piuttosto decisa all’interno delle sue numerose correnti (chiamate “fazioni”), che sulla scena politica globale. L’opposizione principale all’LDP è il Partito Democratico (DPJ), erede del Partito Socialista (SPJ, oggi Partito Socialdemocratico SDP) fondato nel dopoguerra. Nel SPJ da subito ci furonno tensioni tra l’ala vicina al Partito Comunista (CPJ), più di sinistra e più diffidente degli Stati Uniti, e quella più socialdemocratica/laburista. Così l’opposizione strutturalmente in difficoltà per motivi storici e culturali fu resa ancora più fragile da numerosissime tensioni e scissioni.

Con l’LDP indebolito da tensioni e scandali interni, nonche da alcune scissioni e infine da una dura crisi economica all’inizio degli anni ’90, l’opposizione totalmente riunita riùsci nel 1993 l’impresa storica di accedere al governo del paese. In quella coalizione c’erano persino quelli del Komeito, una specie di “destra sociale” di ispirazione buddista (partito fondato nel 1965).

Dopo un’esperienza di governo tutt’altro che felice (finì già nel 1994), i partiti dell’opposizione di Csx imparono la lezione. Cosi nacque nel 1998 il DPJ, un partito laburista e più “pragmatico”, finalmente dotato di una “massa critica” sufficiente per contrastare l’LDP (d’allora alleato con il Komeito che da li si è aggiunto il prefisso “Nuovo”). Dopo qualche importante successo nelle elezioni generali e amministrative, il DPJ vince nell’estate del 2009 la tanto attesa maggioranza assoluta alla Camera Bassa, il Shugiin (308 seggi su 480) e si guadagna il diritto di governare il paese. La transizione democratica iniziata nel 1945 si può dire compiuta!

E ATTUALE

Il primo vero premier di Csx, Hatoyama (amico personale di Romano Prodi) è partito con il turbo, ma ha subito dovuto fare fronte a tensioni interne ed esterne ad un partito non ancora totalmente abituato a godere di cosi tanto potere. I difetti della politica targata LDP si sono purtroppo presto anche riscontrati in quella targata DPJ, un’amara costatazione per i giapponesi. Scandali interni e proposte fiscali non popolari hanno condotto il DPJ a subire una sconfitta alle elezioni per la Camera Alta (il Sangiin) nell’estate 2010. A condurre il partito nella campagna elettorale è stato l’attuale premier Naoto Kan, che aveva sostituito Hatoyama già nel mese di marzo dopo l’ennesimo scandalo. Persa la maggioranza al Sangiin, Kan si è ritrovato a dovere governare facendo compromessi. Nelle elezioni del 2010 si è affermato un nuovo partito nato poco prima delle generali del 2009, il Minna no To (Tuo Partito), un partito di Cdx che lotta contro la corruzione e la burocrazia. Con tutte queste difficoltà politiche già notevoli, poco prima di dovere affrontare delle elezioni amministrative pericolose, ai problemi del Csx giapponese si è aggiunta la tragedia combinata tsunami+disastro nucleare.

Prima di darvi i risultati, una piccola spiegazione sul sistema istituzionale giapponese!

IL SISTEMA GIAPPONESE: DECENTRAMENTO DALL’ALTO

Inanzittutto un piccolo elemento di background: il Giappone moderno (nato alla fine del ‘800) è stato un paese profondamente unitario fino alla Seconda Guerra Mondiale. Dopo il ’45, gli Stati Uniti hanno voluto introdurre elementi di devoluzione e autonomia locale per evitare la concentrazione nefasta di potere che è tra i colpevoli per l’ascesa del fascismo pre-bellico. Così il modello giapponese partorito dalla Legge sull’Autonomia Locale del 1947 si compone di tre livelli:

  • lo Stato
  • le prefetture
  • i comuni

(Esistono livelli intermedi di governo, ma sono solo d’utilità amministrativa e non hanno valenza politica.)

Prefetture e Comuni sono definiti enti pubblici locali (EPL) ordinari (quelli straordinari sono le sezioni municipali di Tokyo, le unioni di comuni, le unioni tecniche e di cooperazione tra EPL ordinari, ecc.) Per gli EPL ordinari, la Legge sulle Autonomie Locali prevede

  • elezioni dirette
  • il diritto di votare leggi in conformità con l’ordinamento superiore
  • il referendum cittadino per ogni statuto che ha un impatto significativo sul unità di governo locale in questione

Anche se il grado di autonomia è teoricamente largo, in pratica il controllo del Ministero per gli Affari Interni e le Comunicazioni di Tokyo è abbastanza rigido. Così il sistema giapponese è unitario, ma con decentramento dall’alto. Le autorità nazionali non vedono di buon’occhio troppa autonomia: una riforma recente propone di instaurare un’ulteriore controllo sulla conformità delle leggi prefetturali e gli statuti comunali.

1) PRIMO LIVELLO DI AUTONOMIA: LE PREFETTURE

Le prefetture sono 47, ce ne sono quattro tipi:

  • Metropoli di Tokyo
  • Prefetture urbane: Kyoto e Osaka
  • Distretto di Hokkaido (chiamato distretto perché ingloba totalmente l’isola dello stesso nome)
  • Prefetture “normali”: le altre 43

La distinzione che esiste tra queste prefetture è di carattere puramente formale, visto che hanno tutte gli stessi diritti e doveri.

Le prefetture giapponesi (fonte Wikipedia)

9 prefetture ospitano circa la metà della popolazione:

13: Tokyo (12.1 milioni),

27: Osaka (8.8 milioni)

14: Kanagawa (capitale Yokohama, 8.5 milioni)

23: Aichi (capitale Nagoya, 7 milioni)

11: Saitama (6.9 milioni)

12: Chiba (5.9 milioni)

1: Hokkaido (capitale Sapporo, 5.7 milioni)

28: Hyogo (capitale Kobe, 5.5 milioni)

40: Fukuoka (5 milioni).

4 di queste sono nella regione del Kanto, ovvero del grande Tokyo.

Ogni prefettura ha:

  • un governatore direttamente eletto al maggioritario a turno unico
  • un’assemblea legislativa monocamerale direttamente eletta al maggioritario uni o plurinominale a turno unico

Governatori delle prefetture

I governatori sono praticamente tutti “indipendenti” (cioè non appartenenti a partiti politici, anche se spesso sono esponenti di partiti maggiori che diventano indipendenti proprio per potere diventare governatori), ma vengono sostenuti in modo implicito o – molto più raramente – esplicito dai partiti nazionali. Il 10 aprile 2011 ne sono stati eletti 13 su 47. Purtroppo non vi posso fornire tanti dettagli supplementari su queste elezioni.

Assemblee delle prefetture

Da parte loro, le assemblee sono composte da membri dei partiti politici maggiori, ma vi è una fetta importante di indipendenti, e alcuni rappresentanti di liste regionaliste o locali. Il sistema è come già detto quello del maggioritario a turno unico, con circoscrizioni con uno o più seggi. Nel 15-20% dei casi, l’elezione e tacita per mancanza di candidati. Le elezioni sono ogni quattro anni durante la primavera.

Il 10 aprile 2011 si è votato in 41 prefetture su 47. Nella Metropoli di Tokyo e nelle prefetture di Ibaraki e Okinawa non si vota lo stesso giorno (per prassi). Inoltre, le elezioni nelle prefetture di Iwate, Miyagi e Fukushima sono state rimandate per ovvi motivi.

Per fare un paragone corretto, sotto sono solo riportati i seggi nelle prefetture che hanno votato sia nel 2007 che il 10 aprile 2011

LDP 1119 seggi (46.9% dei seggi): -0.9% dal 2007

DPJ 346 seggi (14.5% dei seggi): +0.5% dal 2007

Nuovo Komeito 180 seggi (7.5% dei seggi): +0.3% dal 2007

CPJ 71 seggi (3.0% dei seggi): -1.0% dal 2007

Minna no To 41 seggi (1.7% dei seggi): +1.7% dal 2007

SDP 31 seggi (1.3% dei seggi): -0.5% dal 2007

Liste regionali/Forze locali 99 seggi (4.1% dei seggi): +2.6% dal 2007

Indipendenti 444 seggi (18.6% dei seggi): -5.1% dal 2007

Csx: DPJCPJSDP 18.8%: -1.0% dal 2007

Cdx: LDPNuovo KomeitoMinna no To 56.1%: +1.1% dal 2007

Altri 25.1%:0.1% dal 2007

Nelle prefetture rurali, LDP e Komeito da sempre la fanno da padroni. In 21/41 prefetture l’LDP è maggioranza assoluta, in 15/41 è maggioranza relativa. Nella prefettura di Osaka, i regionalisti hanno conquistato la maggioranza assoluta (una prima storica). Nelle ultime 4 prefetture il gruppo più grande sono gli indipendenti. Grande successo per il Minna no To: grazie alla sua vittoria (soprattutto nelle prefetture di Toshigi e Kanagawa), il blocco virtuale del Cdx riguadagna leggermente consensi.

2) SECONDO LIVELLO DI AUTONOMIA: I COMUNI

I comuni sono di tre tipi

  • le città (shi)
  • le piccole città (machi)
  • i villaggi (mura)

La differenza si fa in base alla popolazione. Da 30 mila abitanti (prima la soglia era di 50 mila abitanti, ma fu ridotta nel 2004 come gesto di buona volontà da parte del governo, e come incoraggiamento ai machi di aggregarsi per ottenere il numero necessario), un machi può chiedere lo statuto di shi. I villaggi sono unità più rurali, mentre i machi sono più urbani (regola generale, ma ci sono sempre eccezioni). Dal livello di machi, le funzioni autonome diventano più numerose.

Concentriamoci sulle città. Anche qui c’è una divisione:

  • 19 città scelte, status accessibile su richiesta dai 500 mila abitanti in sù (eccezione: Metropoli di Tokyo che è prefettura)
  • 41 città centro, status accessibile su richiesta dai 300 mila abitanti in sù
  • 43 città speciali, status accessibile su richiesta dai 200 mila abitanti in sù

L’autonomia delle città speciali è quasi a livello di quella prefetturale, mentre i livelli inferiori godono di meno autonomia. La richiesta di “promozione” viene fatta dall’assemblea legislativa comunale. Alcune città vi rinunciano, perché comporta più diritti, ma anche più doveri.

L’analisi politica è interessante solo per le città scelte: scendendo di livello, le elezioni e le assemblee sono sempre meno partigiane (un po’ come negli Stati Uniti). Alle elezioni del 10 aprile 2011, si è votato in 15 delle 19 città scelte, mentre ci saranno due altri turni di elezione il 17 e il 19 aprile prossimi per le altre città e gli altri comuni giapponesi.

Di nuovo rispetto al 2007 sono paragonabili i risultati di 13 città scelte. Ecco i risultati delle elezioni delle assemblee comunali per

Sapporo (Hokkaidō) Saitama (Saitama) Chiba (Chiba) Yokohama (Kanagawa) Kawasaki (Kanagawa) Niigata (Niigata) Hamamatsu (Shizuoka) Kyōto (Kyōto) Ōsaka (Ōsaka) Sakai (Ōsaka) Kōbe (Hyōgo) Hiroshima (Hiroshima) Fukuoka (Fukuoka)

LDP 221 seggi (26.9% dei seggi): -1.8% dal 2007

Nuovo Komeito 141 seggi (17.1% dei seggi): -0.2% dal 2007

DPJ 134 seggi (16.3% dei seggi): -2.2% dal 2007

CPJ 90 seggi (10.9% dei seggi): -2.0% dal 2007

Minna no To 36 seggi (4.4% dei seggi): +4.4% dal 2007

SDP 6 seggi (0.7% dei seggi): -0.2% dal 2007

Liste civiche/Forze locali 73 seggi (8.9% dei seggi): +4.3% dal 2007

Indipendenti 122 seggi (14.8% dei seggi): -2.2% dal 2007

Csx: DPJCPJSDP 27.9%: -4.5% dal 2007

Cdx: LDPNuovo KomeitoMinna no To 48.4%: +2.4% dal 2007

Altri 23.7%: +2.1% dal 2007

Csx in forte calo, mentre ovunque sono le liste civiche ad avanzare. Il blocco virtuale di Cdx cresce, ma solo grazie alla performance del Minna no To (luogo della vittoria ancora una volta la prefettura di Kanagawa: nella capitale Yokohama diventa il quarto partito). Anche qui, l’LDP gode della maggioranza relativa in tutti i comuni tranne tre: Sapporo è un feudo del DPJ mentre alle forze civiche è riuscito l’exploit di conquistare la maggioranza – seppur relativa – a Osaka e nella vicina Kasai.

Per le elezioni dirette del sindaco, vale il commento fatto qui sopra per le prefetture: si tratta generalmente di personalità indipendenti dai partiti (anche se a loro vicine) e che vengono sostenute di volta in volta dai partiti nazionali.

CONCLUSIONE

Dopo l’incredibile “rivoluzione” del 2009 con la conquista del potere nazionale da parte del DPJ, anche quest’anno si sono svolte elezioni storiche che per la prima volta hanno visto prevalere liste civiche anche nella città maggiori del Giappone. A livello di prefetture, la stabilità è più grande. Il quadro politico futuro è più che incerto.

Ma una cosa è sicura: il Giappone, grandissimo paese, va avanti con le sue forti radici e la sua tradizione, ma anche con lo sguardo verso il futuro. È proprio l’immagine che ho voluto scegliere per illustrare questo post: il Shinkansen che scorre velocissimo ai piedi del grande Monte Fujiyama.

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Il vostro LombardoMaNonRibelleVersoLaRepubblica

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