Sguardo sull’Europa, cosa avviene fuori di qui


Torniamo a parlare di Europa e di politica europea. La settimana scorsa ci siamo occupati di Germania, Francia e Regno Unito. Dato che della Francia ci siamo già occupati e dal Regno Unito non mi risultano grosse novità, per questa settimana affianco alla Germania l’Austria, in cui si voterà il prossimo autunno e la Grecia, il paese che toglie il sonno agli eurocrati e che si recherà alle urne a febbraio traghettata dall’esecutivo di transizione di Papademos.

GERMANIA

Partiamo da Merkel-landia. In un’audizione la Bundeskanzlerin ha ribadito il no agli euro-bond e alla svalutazione. A sottolineare come la testardaggine di Frau Merkel non sia
personale, ma sia teutonica, il segretario socialdemocratico Sigmar Gabriel ha attaccato la Merkel, ma non su euro-bond e svalutazione dell’euro bensì sull’austerità. In sostanza non vi aspettate che un cambio di bandiera a Berlino porti cambiamenti sugli argomenti scottanti. Il problema non è Frau Merkel, il problema è la Germania, che il suo cancelliere si chiami Angela Merkel, Peer Steinbruck o Franz Muller. Sotto la media settimanale, rispetto alla scorsa settimana pochi cambiamenti di rilievo. Cedono qualcosa CDU-CSU e SPD, avanzano i Verdi, respira la Linke, stabili i Pirati, buio pesto per la FDP
Voti
CDU-CSU 33,0% (-0,3) (-0,8)
SPD 28,7% (-0,6) (+5,7)
GRUNEN 16,0% (+0,4) (+5,3)
LINKE 8,3% (+0,6) (-3,6)
PIRATEN 6,8% (+0,1) (+4,9)
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FDP 3,2% (-0,5) (-11,4)
Altri 4,0% (+0,3) (-0,1)
Seggi
CDU-CSU 212
SPD 185
GRUNEN 103
LINKE 54
PIRATEN 44
i rosso-verdi restano abbastanza lontani dalla maggioranza assoluta. Seconda Grosse Koalition in vista, o Frau Merkel ci farà vedere l’ennesimo salto mortale con triplo avvitamento innescando un’inedita coalizione CDU-Verdi?
AUSTRIA
Rimaniamo in Cruccolandia. L’Austria e le sue banche sono osservati speciali. Il differenziale coi bund teutonici si avvia verso quota 200 punti, Erste bank è un colabrodo mentre Hypo bank non se la passa tanto meglio. A Vienna dal 2006 governa la Grosse Koalition tra SPO e OVP, Grosse Koalition confermata dopo le elezioni del 2008. Alla cancelleria federale dal 2008 siede il socialdemocratico Werner Faymann. All’opposizione i due partiti post-haideriani, FPO e BZO, e i Verdi. I risultati delle elezioni intermedie segnalano un’ascesa di FPO e Verdi e una discesa di SPO e soprattutto OVP. Proprio i cattolici sembrano essere le maggiori vittime dell’impopolarità della Grosse Koalition. Neppure il cambio di leader e la sostituzione di Josef Proll con Michael Spindelegger sembra aver ridato fiato alla formazione cattolica, così come la nomina del giovanissimo Sebastian Kurtz, 24 anni, al posto di sottosegretario all’integrazione. Che succederà in autunno? Il leader della FPO, il giovane e telegenico Heinz Christian Strache, nella foto sopra con Werner Faymann, ha detto chiaramente che non commetterà l’errore di Haider e che accetterà una coalizione con la OVP solo in cambio della poltrona di cancelliere federale. Nel ’99 Haider supportò l’elezione del cattolico Schussel alla cancelleria federale, nonostante la FPO avesse ottenuto più voti della OVP, un errore fatale. OVP ed SPO probabilmente saranno costretti a fare i conti con Strache questa volta. Per la prima volta nella storia recente austriaca SPO ed OVP rischiano sommati di non avere la maggioranza assoluta. Sotto la media degli ultimi sondaggi che son riuscito a trovare
SPO 29,0% (-0,3)
FPO 26,3% (+8,7)
OVP 23,3% (-2,7)
GRUNEN 14,0 (+2,6)
BZO 4,0% (-6,7)
Come abbiam detto a pagare la Grosse Koalition è soprattutto la OVP ai minimi storici. La FPO punta al primato del ’99 mentre i Verdi salgono al massimo storico. Tracolla la BZO la quale, orfana di Jorg Haider, è stata ormai fagocitata dalla FPO e rischia seriamente di scendere sotto l’asticella del 4%, minimo necessario per rimanere nel parlamento viennese.
GRECIA
Concludiamo il viaggio europeo con la Grecia, l’incubo d’Europa. Della crisi sappiamo tutto, o meglio quasi. I media italiani spesso attribuiscono agli esecutivi di Karamanlis la truffa contabile che ha dato il via alla tragedia greca. E’ però solo una mezza verità. Stando al New York Times, che svelò al mondo il trucco nella primavera 2010, la paternità della truffa targata “Goldman Sachs” va al governo socialista di Kostas Simitis che nel 2002 cominciò ad occultare la reale situazione contabile. Come nella peggior tradizione della malapolitica la cosa è continuata in maniera squisitamente bipartisan quando l’esecutivo socialista di Simitis venne sostituito da quello conservatore di Karamanlis II. Anche Papandreou III continuò a far finta di nulla finché l’inchiesta giornalistica del NYT, a mio avviso non del tutto disinteressata, non svelò il tutto. Alla rivelazione si diffonde il panico sui mercati che svendono i bond ellenici, il resto è cronaca. Come sappiamo attualmente regge le sorti il banchiere Papademos, il cui esecutivo durerà fino a febbraio. A differenza del governo Monti però l’esecutivo di Papademos è politico. I ministri sono esponenti dei tre partiti che sostengono l’esecutivo a Piazza Syntagma, ovvero il PASOK, Nea Democratia e i nazionalisti del LAOS. Media sondaggi tra parentesi la differenza con le elezioni del 2009
ND (centro-destra) 31,2% (-2,3)
PASOK (centro-sinistra) 18,7% (-25,2)
KKE (sinistra radicale) 11,5% (+4,0)
SYRIZA (sinistra radicale) 10,3% (+5,7)
LAOS (destra populista) 7,5% (+1,9)
DIMAR (centro-sinistra) 7,2% (+7,2)
OIKOLOGI (ecologisti) 3,4% (+0,9)
DIMOSY (centro-destra) 2,6% (+2,6)
La legge elettorale greca è un proporzionale con premio di maggioranza. 260 seggi vengono assegnati con metodo proporzionale ai partiti che superano lo sbarramento del 3%, i restanti 40 vengono assegnati automaticamente al primo partito. Coi numeri attuali sembra quasi impossibile che i conservatori guidati da Antonis Samaras, nella foto con Papandreu, ottengano la maggioranza assoluta. Samaras per governare avrà quindi bisogno di una coalizione, con chi si coalizzerà sarà da vedere. I conservatori comunque compiono un classico “sorpasso in retromarcia”. Sia ND che il PASOK risultano in discesa, solo che il PASOK perde molto di più avendo ben quattro concorrenti credibili nella sua area politica pronti a presentarsi come rifugio per delusi, mentre nell’area politica di ND i concorrenti credibili sono “solo” due. Avanzano tutti i partiti minori e coi numeri attuali il parlamento ellenico risulterebbe frazionato in almeno sette gruppi, quando non addirittura otto. Il quadro politico ellenico è in forte decomposizione, i due primi partiti sommati non arriverebbero nemmeno al 50% quando nel 2009 insieme arrivavano quasi all’80%. Nel corso di questo terrificante biennio sia il PASOK che ND hanno conosciuto scissioni e defezioni perdendo rispettivamente sette ed otto deputati. Difficile che Antonis Samaras possa essere un uomo del cambiamento. Anche Samaras difatti appartiene alla cricca delle famiglie che caratterizza la politica ellenica. Una politica che in ambo i principali partiti è dominata da un ristretto gruppo di famiglie, tra cui le più note la famiglia Karamanlis e la famiglia Papandreu. La decomposizione del quadro politico è forte e probabilmente ambo i partiti che hanno dominato la Grecia dalla fine del regime dei colonnelli sono molto vicini a un’implosione definitiva, implosione che l’eventuale prosecuzione dell’inciucio potrebbe ulteriormente accelerare. E con questo è tutto, a risentirci prossimamente
Giovanni
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