Gli Economisti, i Sociologi ed i loro Dogmi. Concausa della Crisi?


Giuseppe Sandro Mela
Questo post si indirizza a quanti abbiano ancora voglia di pensare con la loro testa, seguendo i canoni della logica, guardino i fatti per quello che sono e non per quello che vorrebbero che fossero, che non abbiano (troppe) idee preconcette, sappiano sottoporsi ad una periodica revisione critica e siano infine disposti a cambiare idea quando ravvisino di essere caduti in un errore. Quindi a ben pochi, nella realtà dei fatti.
                Questo post non intende proporre alcunché, solo sottoporre dei problemi, lasciando quindi liberi i Lettori di ragionarci sopra, di ruminare la questione alla luce del proprio retaggio culturale, di provare alla fine di proporre una qualche soluzione che abbia una sua dignitosa base razionale. Chi poi volessi metterci a parte dei suoi risultati, sarà il benvenuto.
                Partiamo da una constatazione. Nel nostro tempo pullulano economisti, sociologi ed esperti vari che hanno proposto e continuano a proporre analisi e soluzioni dei più disparati problemi. Il fermento culturale é sempre benvenuto, solo che si ha spesso l’impressione che i loro enunciati assomiglino sempre più a dei dogmi, che nel tempo diventano un qualcosa di indiscutibile, di non più a lungo argomentabile: in poche parole, delle verità assolute. Quasi invariabilmente una qualche loro frase molto significativa viene estratta dal contesto in cui era stata espressa e collocata per assumere la specie dello slogan, della parola d’ordine. Questa super semplificazione diventa un dogma per le masse. Esce dal campo del razionale e viene vissuta ancor più intensamente di una asserzione religiosa, che almeno, essendo soggetta all’indagine logica, per essere creduta se non altro non dovrebbe contrastare con la ragione umana.
                La sensazione é che l’insieme di questi dogmi abbia concorso potentemente al determinarsi dell’attuale crisi economica. Quindi, già il solo enunciarne qualcuno, anche senza un particolare ordine, potrebbe concorre ad iniziare a ragionarci sopra. Eccone un elenco pseudo-casuale, corredato di qualche nota.
                § 1. Solo la prosperità economica rende veramente felice l’uomo.
                Questo dogma trae origine dall’assolutizzazione di una mezza verità. Se è del tutto ragionevole affermare che la miseria é una gran brutta compagnia e che abbruttisce più che elevare l’animo umano, si dovrebbe constatare che la felicità non dipende esclusivamente dall’agiatezza. Certo, avere un lavoro stabile e remunerato in maniera decente è importante, ma altrettanto importante sono l’amore e l’armonia familiari. Un assegno non corre incontro ad abbracciare il padre che rientra a casa, come fa suo figlio. Un assegno non compra il sorriso di un bambino. Considerare l’essere umano come un mero attore economico sembrerebbe deprivarlo di una felicità sostanziale. E’ forse giusto quel terribile detto: «nasci, produci, consuma, crepa»?
                § 2. L’uomo moderno è libero di fare ciò che vuole.
                Anche questo dogma trae origine dall’assolutizzazione di una mezza verità. L’uomo è certamente libero, ma non sembrerebbe proprio esserlo in tutto ciò che vorrebbe. Un esempio per tutti: non siamo liberi di non pagare le tasse. Tuttavia molti contemporanei vivono ogni qualsivoglia forma di ordinamento o regolamentazione come una severa limitazione della propria libertà.
                Si noti una cosa, che talora sembrerebbe sfuggire. Di che razza di libertà gode un cittadino se non é libero di uscire la sera perché corre il serio rischio di essere rapinato, di che libertà gode una ragazza se corre il concreto pericolo di essere violentata? Ed è libero quel poveraccio investito da un ubriaco, carico di droga e senza patente, che lo ammazza sulle strisce, fa qualche mese in galera e quindi se ne esce bello bello?
                Che libertà è quella di essere incarcerato e processato per poi sentirsi dire dopo molti anni che il fatto non sussisteva oppure non costituiva reato?
                Esiste la libertà di impresa in uno Stato così burocratizzato e, diciamolo sottovoce, con una mafia così potente?
                Ma lo Stato garantisce o meno la nostra libertà?
                § 3. La persona umana ha diritti inalienabili, che tutti devono rispettare.
                Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad una continua serie di solenni dichiarazioni di diritti. Andiamo da quello alla vita, alla famiglia, al lavoro, alla tutela sindacale, a quello di sciopero, fino ad arrivare ai diritti delle donne, dei bambini, dei malati terminali, senza tralasciare anche quelli degli animali. Sorge quindi spontaneo domandarsi da dove vengano tutti questi diritti e se abbiano qualcosa a che fare con i doveri, quali per esempio pagare le tasse, compilare moduli burocratici, etc. Nel 378, subito dopo la battaglia di Adrianopoli, i cittadini romani, che erano del tutto certi del loro diritto di essere i padroni dei Goti (e che li trattavano peggio delle bestie), si ritrovarono schiavi dei medesimi, che si presero anche qualche bella soddisfazione. Ci si domanda quindi se i diritti non sussistano solo nei termini in cui possano essere difesi. In altre parole, chi ha la forza comanda, con tutte le conseguenze che ne derivano.
                Ma quale è il fondamento dei diritti? Donde provengono?
                Possono essere considerati diritti tutti quelli che sono stati proclamati essere tali?
                § 4. Lo Stato é sovrano, uno ed indivisibile.
                Questa è una frase che fa colpo ed è inclusa in tutte le Carte costituzionali: conferisce certezza a Governanti e popolo sovrano. Tuttavia la storia, anche quella recente, ci indica che gli Stati nascono, prosperano, si atrofizzano e quindi scompaiono, nonostante il dogma su enunciato. Spesso scompaiono in modo traumatico. Nei nostri tempi abbiamo assistito alla disintegrazione dell’Impero Sovietico, alla riunificazione della Germania, alla scissione della Cecoslovacchia, alla devoluzione della Yugoslavia. e per beffa del destino, gli Stati nati dalla loro devoluzione hanno giusto i confini che avevano nel medioevo.
                Non solo, sempre negli ultimi tempi realtà sovrannazionali si stanno facendo sempre più parte attiva nel governo di quello che una volta erano comunemente considerati essere i segni della sovranità: battere moneta, svolgere politica estera, stabilire gli ordinamenti interni. Vi sembra problema da poco?
                Per di più, constatiamo che possono arrivare al Governo anche persone non elette. Qui il problema non é se ne siano o meno degne, ma nel fatto che non sono state elette, ossia, qualcuno si è sostituito al popolo sovrano. Considerate questo cosa lecita?
                Ma l’elemento che forse genera ancora più dubbi é che mentre sono stati indetti referendum sulla caccia, sulle acque, etc, nessun referendum è mai stato fatto per chiedere al popolo sovrano se volesse o meno rinunciare ad una fetta anche consistente della propria sovranità. Voi, lo vorreste un referendum sulla sovranità nazionale?
                § 5. Lo sviluppo economico è l’unica via sostenibile.
                La parola “sviluppo” ha assunto un significato mitico: tutto diventa lecito sull’altare dello sviluppo. Questo dogma impone che un’economia non possa far altro che crescere. Purtroppo i fatti lo smentiscono, ma sembra proprio un dogma duro a morire. Il farsesco è che ha come corollario che non esisterebbe sviluppo senza un certo quale disavanzo, ossia senza che lo Stato spenda un po’ di più di quello che gli entra. Il deficit transita nel debito ed il debito ingrossa anno dopo anno. Se però il Pil aumenta anche lui, allora il rapporto debito/Pil rimarrebbe costante. Il problema si evidenzia quando il Pil smette di crescere: e chi mai lo ha detto che la crescita dovrebbe essere eterna?
                Allora, come vedreste un’economia stabile?
                § 6. Un’elevata pressione fiscale stimola lo sviluppo.
                Questo dogma é stato espresso dall’Innominato, seguito da un largo stuolo di allievi. Lo riportiamo solo per il deferente rispetto che si deve a tale Economista. Il concetto sarebbe questo: lo Stato preleva dai contribuenti delle cifre che quindi ridistribuisce agli stessi in beni e servizi con criteri di equità e nei settori più idonei a sostenere lo sviluppo. Quindi, più tasse si impongono, più sviluppo si ottiene. Ma ne siamo davvero certi che questo dogma é giusto?
                § 7. L’evasione fiscale é la causa della crisi.
                Questo è un dogma da vivere in modo affettivo. La figura dell’evasore fiscale é odiosa allo Stato ed al popolo. Qui sottoponiamo solo tre problemi.
                Una persona che trasferisca all’estero, mettendola in valuta forte, un cifra che sottrae ad un Stato che sta per fallire, deve essere considerato un evasore da condannarsi od un eroe che riporterà poi in Patria una ricchezza salvata dalla dilapidazione?
                Le operazioni anti-evasione pubblicizzate su tutti i media servono più a stanare evasori o a farli fuggire all’estero, depauperando l’Italia? Di questi tempi i comparti turistici austriaco e svizzero stanno facendo i salti di gioia.
                La lotta all’evasione fiscale giustifica il fatto che lo Stato controlli i movimenti bancari di tutti i cittadini? Questo immenso potere valeva proprio i quattro scudi che se ne potranno ricavare?
                Gli spacciatori di droga rilasceranno un regolare scontrino fiscale?
                8. Gli Stati non possono fallire.
                Lo ha detto un premio Nobel, quindi nulla da ridire: deve essere una verità. Reinhart e Rogoff hanno collezionato i dati relativi a 2,500 default di Stati sovrani: dobbiamo considerarli casi anomali? Le eccezioni che confermano la regola?  Se fallissero, diciamo, La Grecia oppure l’Ungheria, questo dogma sarebbe ancora valido?
                § 9. L’art. 18 non si tocca.
                Questo dogma è riportato volutamente fuori della sequenza logica per metterlo meglio in evidenza. In pratica asserisce che un’attività economica può nascere, crescere, svilupparsi, assumere personale, ma mai licenziarlo. In altri termini, postula la perenne vitalità di tutte le attività economiche.
                Sottopongo due problemi. E’ l’impresa che non può licenziare, oppure la collettività che dovrebbe farsi carico, almeno temporaneamente, dei licenziati, nel caso che l’impresa annaspi? Per quanto tempo la collettività deve farsi carico dei senza lavoro, e per quante volte il senza lavoro può ricusare le offerte dell’ufficio collocamento?
                § 10. La democrazia non sarà mai messa in discussione.
                Questo dogma é vissuto in modo talmente intenso, che il solo menzionarlo costituisce anatema certo. Tuttavia si pongono alcuni problemi.
                La democrazia é sinonimo di suffragio universale e viceversa?
                Il suffragio universale, obbligando a ricercare una maggioranza, è compatibile con una sanità di bilancio?
                I debiti degli Stati sovrani accumulati negli ultimi cinquant’anni hanno una qualche relazione con il suffragio universale?
                Perché la Cina, che non è il prototipo della democrazia, si sviluppa a ritmo forsennato e l’Occidente democratico è invece nei triboli? Che non sia questo una delle concause?
                § 11. La politica governi l’economia.
                Questo è il dogma che ha improntato gli ultimi cinquant’anni di governo in Europa.
                Adesso sembrerebbe, almeno nei fatti, scricchiolare. Ma Voi, cari lettori, lo condividete?
                Usualmente l’economia genera ricchezza e la politica dovrebbe ripartirla. Quale sarebbe il giusto equilibrio?
                Questi sono i primi undici dogmi che sono stati selezionati in ordine sequenziale leggendo i giornali di oggi. Non sono certo gli unici. E’ abbastanza chiaro che spesso sono conflittuali tra di essi, ma in questa sede è un dettaglio. Sembrerebbe in ogni caso che ciascuno di questi undici enunciati abbia giocato un ruolo nel far arrivare l’Occidente al punto in cui si trova.
                Lasciamo quindi la valutazione ai Lettori, che sono invitati ad esprimere il loro parere.
Tags: