Segregazione e segregazionisti/2 L’inizio di Jim Crow

Dalla precedente puntata c’eravamo lasciati con la ricostruzione in pieno atto. Il Congresso repubblicano garantisce l’esercizio del diritto di voto agli afroamericani grazie all’occupazione e a una serie di provvedimenti favorevoli alla comunità di colore che comincia ad inviare propri rappresentanti a Capitol Hill. Come abbiamo concluso la pacchia dura poco. La data che storicamente segna la fine della ricostruzione e l’inizio della segregazione è il 1877. L’evento che viene interpretato come chiave è la contestatissima elezione del repubblicano Rutherford Hayes alla Casa Bianca.

Alle elezioni del novembre 1876 il candidato democratico Sam Tilden ottiene circa 300mila voti in più del candidato repubblicano Hayes, ma a contare sono i voti elettorali e non i voti popolari com’è noto. Hayes ottiene 185 voti nel collegio elettorale contro i 184 di Tilden.

I democratici non ci stanno e denunciano brogli. In particolar modo accusano i repubblicani di brogli negli stati di Florida, Louisiana e Sud Carolina tre stati andati ad Hayes per poche centinaia di voti. Florida, Lousiana e Sud Carolina sono difatti gli unici tre stati della ex Confederazione ancora occupati dalle truppe nordiste.

Dopo un braccio di ferro di qualche mese, i democratici gettano la spugna e lasciano ad Hayes la presidenza ma in cambio ottengono il ritiro delle truppe, investimenti economici e una presenza sudista nel governo federale. A livello ufficiale i repubblicani restano il partito anti-segregazione e dei diritti civili della comunità nera, ma nei fatti da quella data abbandonano de facto la comunità di colore nel sud a se stessa. Non è dato sapere se davvero l’accordo prevedeva la fine del patrocinio repubblicano alla causa degli afroamericani, ma la sensazione che un accordo del genere ci sia stato è piuttosto forte. Inoltre il GOP si trova ad affrontare lo scontento della classe lavoratrice del nord. La comunità di colore negli stati del nord infatti è odiata dagli operai bianchi e immigrati dall’Europa e dai loro sindacati. Gli afroamericani al nord difatti sono spesso dei “crumiri” assunti durante gli scioperi. In sostanza non vi sono prove materiali dell’inciucio ma il partito repubblicano da dopo il 1877 de facto abbandona la comunità di colore e sul tema dei diritti civili il GOP si limita a dichiarazioni d’intenti e a qualche generica condanna della segregazione. Ovviamente alle parole smettono di seguire i fatti.

Al disinteresse progressivo del partito repubblicano per la causa afroamericana si aggiunge l’orientamento della Corte Suprema che negli ultimi decenni dell’ 800 prende a cancellare molte delle norme sui diritti civili varate dalle amministrazioni repubblicane. L’attivismo della Corte Suprema culmina con l’abrogazione del Civil Rights Act del 1871. La Corte Suprema prepara il terreno per le tremende leggi di Jim Crow.

Le famigerate “Leggi di Jim Crow” sono una serie di provvedimenti legislativi varati dalle amministrazioni democratiche del sud riguardanti la segregazione fisica della comunità di colore e gli ostacoli all’esercizio del diritto di voto della stessa.  Il nomignolo di questi provvedimenti legislativi viene da un personaggio di colore inventato da un attore teatrale bianco per prendere in giro il presidente Jackson. Ovviamente un personaggio dai connotati non certo lusinghieri e il cui nome negli anni a venire diventerà un dispregiativo per gli afroamericani, fino a dare il nome alle famigerate leggi

Inaugura le leggi di Jim Crow la Florida, tornata ad amministrazione democratica dopo la ricostruzione, che nel 1887 approvò l’istituzione di scompartimenti separati per bianchi e neri sui vagoni dei treni. La catena di Sant’Antonio parte e non si ferma più. Le amministrazioni democratiche della ex Confederazione, spalleggiate dalla Corte Suprema che respinge i ricorsi contro queste leggi, si sbizzarriscono e studiano i modi più incredibili per ridurre al lumicino la partecipazione alle urne della comunità di colore.Generalmente le amministrazioni democratiche cercano di colpire la comunità afroamericana nei suoi talloni d’Achille, povertà e analfabetismo. Alcuni stati chiedono una tassa per esercitare il diritto di voto mentre altri istituiscono prove di cultura generale (1). Il risultato è un tracollo generalizzato dell’affluenza afroamericana alle urne.

I bianchi però non sono immuni dalle leggi di Jim Crow. Povertà e analfabetismo sono ben presenti anche nelle fasce più basse della comunità bianca. Difatti il calo dell’affluenza colpisce violentemente anche la comunità bianca, seppur in maniera minore rispetto alla comunità nera. Per rimediare al pasticcio le machiavelliche menti dei legislatori democratici inventano un meccanismo diabolicamente perverso, la “regola del nonno”. Per la “regola del nonno”, avvallata dalla Corte Suprema nel 1898, sono esentati dalle “Leggi di Jim Crow” tutti coloro che votavano prima del 1867 e tutti i discendenti di coloro che votavano già prima del 1867.

Tutto tranquillo? Tutto a posto? Nessun pericolo per il partito unico di Dixieland? No, prima della definitiva instaurazione della segregazione c’è un’ultima scossa d’assestamento, una scossa che rischia di far crollare un castello apparentemente inattaccabile ma le cui fondamenta si rivelano più fragili del previsto.

Alla fine dell’800 l’ex Confederazione è colpita pesantemente dal crollo dei prezzi dei beni agricoli. Le classi più povere del sud sono allo stremo. Interpreta il malcontento il “Partito Populista”. I populisti accusano la classe dirigente democratica di creare artificiosamente un clima d’odio tra bianchi e neri onde preservare il potere a scapito delle classi più basse. Nel 1894 l’alleanza tra ceto bianco basso e comunità afroamericana viene suggellata dall’alleanza tra populisti e repubblicani. I “fusion tickets” populisti-repubblicani riescono a rovesciare la maggioranza democratica al parlamento della Nord Carolina. Nel partito dell’asinello è il panico. Per la prima volta dalla fine della “Ricostruzione” il dominio assoluto dei democratici a Dixieland è in pericolo.Ma i populisti sono un fuoco di paglia e, sfruttando alcuni episodi di cronaca i democratici riescono a riprendere in mano la Nord Carolina. L’ultima scossa d’assestamento è stata superata con qualche patemi imprevisto, ma ora più nessun ostacolo si frappone per i segregazionisti che inaugurano il loro lunghissimo dominio sotto la Mason-Dixon-Line.

La comunità afroamericana come reagisce? Per questo appuntamento alla prossima puntata

Giovanni

(1) Tenete presente che prima della “Ricostruzione” era proibito insegnare agli schiavi a leggere e scrivere

Fonti S. Luconi “La questione razziale negli USA dalla ricostruzione a Barack Obama”

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